È in arrivo la challenge "La compagnia dei freelance", in collaborazione con il fantastico team di ChiocciaLab.

Un percorso gratuito in cui potrai fare un check-up completo del tuo business: branding, posizionamento, mindset e pianificazione.
Uh sì, mi iscrivo!
INTERVISTA A

Silvia Stentella

Percorso di mentoring

Silvia ha seguito il "LaboriAmo", un percorso semestrale creato insieme a Matteo Greco e Giada Centofanti (i miei fidati partner in crime di ChiocciaLab) in cui ha affrontato come:
- stabilire gli obiettivi personali e professionali, rimanendo fedeli al proprio sentire
- delineare la sua identità di brand
- costruire un'offerta solida e profittevole

Qui sotto trovi l'intervista in cui Silvia racconta la sua esperienza e gli effetti a lungo termine del percorso.

N.B. All'interno di questo percorso si affronta il percorso di branding che offro anche individualmente, con le stesse modalità.
A: La primissima domanda che ti faccio è: perché hai sentito il bisogno di fare un percorso con me (e con Giada e Matteo in ChiocciaLab)?

S: Di base non sapevo da dove partire, nel senso che ero abbastanza disorientata. 
Mi sono avvicinata al mondo del marketing da subito come freelance, fondamentalmente perché non ho avuto possibilità di fare tirocinio; per cui mi sono ritrovata sta partita IVA e in qualche modo la dovevo far funzionare, e non avevo molti punti di riferimento da cui partire. 
La teoria la sapevo, sì: costruzione del brand, copywriting, social, ok. Ma il brand è molto altro. E volevo capirci qualcosa in più.

A: Ok, tu sei arrivata dicendo: "Io ho bisogno di lavorare sul mio brand", però di solito i freelance, soprattutto agli inizi, non hanno subito questa consapevolezza, cioè non sanno che ci vorrebbe un lavoro sul personal brand o sul business plan. 
Quindi, prima di arrivare al "Ok, devo fare un lavoro di branding", qual è stata la cosa che ti ha fatto dire "Mi devo muovere in questa direzione, mi manca questo pezzo"?


S: Allora: ho aperto la partita IVA per lavorare da collaboratrice esterna con le agenzie. E non ti serve il brand, cioè: puoi anche farne a meno perché ti chiedono solo il portfolio. Col tempo ho capito che mi volevo sganciare da quel tipo di realtà, perché ne vedevo tutti i limiti sia da un punto di vista di crescita professionale, sia in termini di ottimizzazione del mio tempo e guadagno.

Perché ci sono tantissime situazioni in cui tu lavori molto più di quello che vieni pagato indipendentemente dalle tariffe: imprevisti, revisioni infinite, la richiesta in più che esula dall'accordo arriva sempre.
È molto difficile da gestire. 

Lavorando con le agenzie in questo modo, fondamentalmente sei dipendente a partita IVA di tante realtà diverse
E non sei più freelance.

A: Perché hai scelto di lavorare proprio con me?

S: Perché mi sono molto riconosciuta in te, in questo modo schietto, diretto. Se devo investire i miei soldi in una formazione di qualsiasi tipo, voglio avere a che fare con gente che mi parla in modo molto franco
Mi piaceva il fatto che tu non avessi molti peli sulla lingua. Perché dovendo creare un personal brand e quindi dovendo lavorare molto su me stessa - ma questo l'ho capito un po' dopo, quando abbiamo già cominciato il percorso - sentivo il bisogno di qualcuno che non mi indorasse la pillola e che mi mostrasse con sincerità dove stavo sbagliando.


A: Che cosa hai scoperto che non ti aspettavi?

S: In realtà, un sacco di cose. Ho definito i contorni della mia introversione, per esempio. 
E adesso la sto sfruttando nella mia comunicazione, perché ho preso coscienza di come posso usarla a mio favore.

Ho capito che in realtà non è che se ti esponi su tematiche spinose allora automaticamente perdi follower. E anche in quel caso chissenefrega, è più importante trasmettere e far rispettare i miei valori.


A: Una cosa che ci tengo a dire è che il branding è veramente un lavoro su se stessi di cui spesso si raccolgono i frutti a distanza di tempo, perché certe cose devono fare il loro percorso.

S: E guarda, io ti dirò di più: sono 5 mesi che ho ripreso a fare terapia. 
Ho capito che se voglio continuare a fare la freelance, devo lavorare molto, molto in profondità su me stessa. 
Perché ci sono delle tematiche che per me sono molto importanti su cui in realtà non mi sono mai avventurata con la mia comunicazione, per paura del giudizio altrui. Come la comunità LGBTQAI+, che ha contribuito largamente alla mia formazione ed educazione. 


Ho capito che posso prendermi uno spazio all'interno di un canale che io uso per vendere i miei servizi e per fare, nel mio piccolo, da megafono su determinate tematiche, perché poi in realtà, cioè riguardano la qualità della vita di tutti.

A: Ma non solo: tolta la parte di entrare in contatto e fare divulgazione su dei temi importanti, ha comunque un ritorno anche sull'attività, perché entri in contatto con persone che si rivedono in quello in cui credi e hanno piacere a lavorare con te.
A: È passato un anno e mezzo dal percorso. Stai ancora usando il workbook?

Sì, in tante sue parti. Anche la mappa, la "brand board", aiuta molto a mantenere il quadro generale della situazione.

A: Secondo te in che momento del percorso da freelance andrebbe fatto questo tipo di lavoro su di sé?

Fatto anche all'inizio inizio, cioè proprio: "Domani vado ad aprire la partita IVA e non so niente, da dove partire" in realtà ha la sua utilità, perché comunque un sentiero lo traccia. Per esempio, tutto il lavoro con Giada: ti fa porre delle domande su cose che dovrebbero essere di base e invece non ci si pensa. Come la visione, i valori.

A: Se dovessi spiegare in parole povere a qualcuno che non sa che cos'è un percorso di branding, che cosa gli diresti? Cosa riesci a ottenere da un percorso così?

La prima cosa che mi viene in mente è la consapevolezza. Che è una cosa che noi sottovalutiamo tanto, sembra una cosa molto fumosa e invece è una cosa molto reale. 

Devi avere consapevolezza di tantissimi elementi: delle persone con cui vuoi lavorare (cioè non tanto target, ma proprio persone, esseri umani), di capire che cosa vuoi davvero offrire sul mercato e come. Anche quando vai a guardare un potenziale competitor, per riconoscerlo, come fai se non hai consapevolezza? Devi prima sapere chi sei tu e cosa rappresenti, altrimenti poi
 tutti sono competitor e ne sono veramente lo è.

A: Se io adesso ti dovessi chiedere di presentarti e di usare la tua mission, cosa diresti?

S: Allora: io oggi sono una SEO specialist e una copywriter, che lavora con le freelance e piccole realtà, con l'obiettivo di rendere la SEO accessibile alle persone e di aiutarli nella gestione del loro sito. 

Ho il grande sogno di rendere Internet un posto a misura di qualsiasi tipo di essere umano.

A: E qui stiamo sforando nella vision del tuo business...

Sì, e ci tengo molto: a me non interessa diventare la "guru" della SEO e tenermi tutti i "segreti".
La SEO è complessa solo se la si vuole rendere tale: sono convinta che basti saper usare un computer per imparare a fare SEO e che i social non siano l'unica strada per promuovere un brand.


A: Siamo alla fine, vuoi aggiungere qualcosa?

Sì, una cosa ci tengo a dirla: determinati tipi di risultati li avrei potuti avere prima, ma non avevo la testa. Dovevo affrontare delle cose mie personali, che mi sono sempre trascinata dietro e che in realtà mi sono resa conto un certo punto che impattavano pesantemente proprio sulla vita quotidiana, come la sindrome dell'Impostore. 

Il punto principale è questo: alcune collaborazioni non hanno funzionato perché ho sbagliato proprio il modo di pormi.
Se invece ti imponi fin da principio mettendo dei paletti ben chiari, anche una collaborazione con un'agenzia può funzionare: perché attiri quella giusta, organizzata, che fa le cose come le fai tu (bene).

Quello che fa la differenza è lo switch mentale che noi dobbiamo fare quando andiamo a ragionare in termini di personal brand. 

Diventi consapevole, cambia il personal brand, cambi tu, cambia tutta la tua comunicazione.

Lavoriamo insieme al tuo brand

Non disegno più siti web (o meglio: curo solo i siti già creati oppure realizzo alcuni progetti pro-bono), ma ho una rete fidata di collaboratrici che possono dar vita al tuo brand.

Ma prima di tutto, servono le fondamenta: se non sai chi sei, cosa rappresenti e chi vuoi raggiungere, non c'è sito web che tenga.

Non hai le idee chiare sulla tua identità di brand? Allora parti da Calimero.
CALIME CHE?
® Chioccia Digitale di Alessia Lobascio | Personal brand designer
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